Direttiva Ue sui fornitori: l’allarme delle imprese italiane - Il Sole 24 ORE
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Che cosa prevede il Supply chain act
La proposta di direttiva, la cui approvazione fin qui è stata data per certa dopo un dibattito e un iter normativo durato due anni, prevede un dovere di diligenza molto forte per le imprese, sotto il profilo sociale e ambientale. Le aziende sopra i 40 milioni di fatturato saranno tenute, nelle loro operazioni, nelle controllate e nelle catene del valore, a individuare, far cessare, evitare, attenuare e dar conto degli effetti negativi sui diritti umani e sull’ambiente. Inoltre, determinate grandi imprese devono disporre di un piano per garantire che la loro strategia commerciale sia compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C, in linea con l’accordo di Parigi.
Gli amministratori saranno incentivati (con benefici non meglio specificati) a contribuire agli obiettivi di sostenibilità e mitigazione dei cambiamenti climatici. Ma avranno anche forti responsabilità. In particolare saranno tenuti a integrare il dovere di diligenza nella strategia aziendale, istituire i relativi processi e vigilare sulla loro attuazione. Inoltre, nell’adempimento del loro obbligo di agire nel migliore interesse dell’impresa, gli amministratori dovranno tenere conto delle conseguenze delle loro decisioni sui diritti umani, sui cambiamenti climatici e sull’ambiente. Lungo tutta la filiera e anche per contratti di fornitura già firmati e vincolanti su base pluriennale.
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é solo l'ultimo stralcio dell'articolo.
Sarà l'avvio di una nuova era?