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30 luglio, 2024

"L'uomo fifone si è inventato Dio e l'aldilà"

 "L'uomo fifone si è inventato Dio e l'aldilà" (msn.com)

In una bella intervista di Antonio Polito pubblicata su Sette, Riccardo Muti a un certo punto dice: «Nel finale del Requiem di Verdi, scritto per la morte di Alessandro Manzoni, per tre volte il soprano invoca Libera me domine de morte aeterna. Prima lo urla, quasi rinfacciasse a Dio la responsabilità della fine: poi lo sussurra, come implorando. E musicalmente non si capisce se quel sussurro esprima anche un dubbio sulla possibilità che davvero esista un altro tempo. Nei compositori italiani è più frequente questa nota tragica, questa rivendicazione: mi hai creato, allora liberami dalla morte. Nei compositori tedeschi, penso per esempio a Brahms, il Requiem è più che altro una forma di consolazione per i vivi».

Avevo già sentito, dal vivo, queste parole di Muti, a un suo concerto di Natale al PalaDozza di Bologna, due o tre anni fa. Evidentemente il tema della morte è una costante fissa del Maestro, come del resto dovrebbe esserlo per qualsiasi persona che non abbia il cervello anestetizzato. E nella differente interpretazione fra i compositori italiani e tedeschi sembra quasi di capire questo: i tedeschi la morte, intesa come fine di tutto, l'accettano, tanto che pensano ai vivi; noi italiani invece proprio non vogliamo morire.

Ma è così? Penso che al di là delle differenti culture e religioni, nessun essere umano abbia piacere di finire nel Nulla. L'uomo è fatto per la vita, ha dentro sé qualcosa che grida per la vita. Verdi che prima protesta e poi implora, è ciascuno di noi.

Questo è un fatto, che riguarda tutti: credenti e non credenti, ammesso che una distinzione netta sia possibile. È però sbagliato pensare che le religioni nascano tutte da questa paura, da questo rifiuto della fine, dal bisogno di una consolazione, fosse anche di un'illusione. Molti lo sostengono: l'uomo si è inventato Dio per esorcizzare l'angoscia della morte.

Ma non è così. La morte è solo una delle questioni irrisolte. La verità è che tutto è un mistero: l'esistenza del mondo, e la nostra, e il tempo, e gli spazi infiniti. «Perché esiste qualcosa e non il nulla?», si chiedeva Einstein, che non aderiva ad alcuna confessione religiosa. La scienza spiega il come, ma non il perché. Le religioni nascono da questo stupore infinito, non (o almeno non soltanto) dalla paura della morte

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Interessante articolo, dopo tutto è una semplice intervista tra il gionalista Antonio Polito e Riccardo Muti ...... il maestro.

Articolo simpatico, certo ogni lettore farà le sue belle considerazioni.