17 maggio, 2024

Perché le proteste dei ragazzi fanno così paura al governo italiano

 Perché le proteste dei ragazzi fanno così paura al governo italiano - Alessandro Calvi - Internazionale

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È legittimo discutere di come il diritto al dissenso è esercitato in un paese democratico. Ma che una ministra come Eugenia Roccella lamenti di essere stata censurata da un gruppo di studenti è un fatto chiaramente ridicolo. È il potere che censura. È il potere che dispone, tra l’altro, della forza pubblica, e la utilizza a tutela dell’ordine che rappresenta. Il dissenso, invece, appartiene ai cittadini, e in democrazia la possibilità di esprimerlo è un diritto di libertà.

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Interessante articolo

Vedere manifestare i giovani è un vero piacere, con questa loro volontà ci dicono che esistono è questo paese sta prendendo una piega che non vuole un popolo pensante e che manifesti ........un governo che vuole toglire ogni minimo diritto al popolo di questo paese ancora oggi sotto un libro chiamato Carta Costituzionale ........Altra dimostrazione è la scusa della separazione delle carriere della magistratura ........ è Giusta una Magistratura libera ed indipendente.

Solo gioverebbe la separazione della magistratura dai poteri forti tipo Banche grossissimi imprenditori, ma mettere i paletti tra politica è magistratura in modo tale che nessuno disturbi il lavoro dei magistrati.

Questo tipo di separazione la vedo più logica è molto più efficace.

Un orango ha fatto qualcosa di incredibile: è la prima volta che lo vedono

 Per la prima volta gli scienziati hanno visto un orango curarsi (libero.it)

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Per la prima volta gli scienziati hanno osservato un orango selvatico con un comportamento molto particolare. Il primate in questione – un esemplare maschio di nome Rakus che vive nell’Isola di Sumatra, per l’esattezza – strofinava ripetutamente delle foglie masticate su una ferita al volto. Strano penserete, se non fosse che non ha scelto una pianta qualsiasi: si trattava, infatti, di un particolare tipo di radice dalle proprietà mediche. Sì, si stava automedicando.

L’orango che si cura da solo

Di fatto si tratta della primissima osservazione diretta di un comportamento simile. L’orango Rakus, che vive nel Parco nazionale Gunung Leuser sull’Isola di Sumatra, in Indonesia, è un esemplare selvatico di circa 35 anni. Uno dei vari elementi che popolano l’area e che i ricercatori da anni osservano e studiano, monitorando ogni spostamento all’interno della foresta, inclusa la ricerca di cibo con cui nutrirsi.

Nell’estate del 2022, gli stessi ricercatori hanno notato che Rakus si era procurato una ferita al volto piuttosto evidente e contestualmente hanno notato che girovagava per la foresta alla ricerca di alcune foglie che prima masticava con i denti per applicare successivamente le foglie masticate direttamente sulla parte lesa. Non ci è voluto molto per capire, per quanto insolito fosse, che l’orango stava medicando la propria ferita servendosi non di una pianta qualsiasi, ma delle foglie di una akar kuning (nome indonesiano) o radice gialla, nota in tutto il sud-est asiatico per le sue proprietà medicinali.

La akar kuning (nome scientifico Fibraurea tinctoria) è nota per le sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche e nella medicina tradizionale viene utilizzata per curare malattie come la malaria e il diabete. Per la prima volta gli scienziati hanno potuto appurare che i primati sanno riconoscere le piante medicinali da quelle puramente commestibili.

Cosa hanno osservato gli scienziati

“Quando ne ho sentito parlare, mi sono emozionata moltissimo” ha detto Isabelle Laumer, primatologa dell’Istituto Max Planck di Comportamento Animale in Germania e non è difficile comprendere il suo entusiasmo. Le osservazioni di animali che si curano da soli sono piuttosto rare così l’articolo dettagliato che lei e i suoi colleghi hanno pubblicato questo mese sulla rivista Scientific Reports assume un enorme valore.

È risaputo che gli oranghi mangino le piante ma questa in particolare non rientra tra le loro prelibatezze preferite. Nel caso specifico Rakus ha scelto con estrema perizia le foglie da utilizzare masticandone una piccola quantità, creando dunque una sorta di “composto” da applicare direttamente sulla ferita al volto. Nelle giornate successive i ricercatori hanno visto con i propri occhi che la ferita si è chiusa e neanche un mese dopo era completamente guarita “senza alcun segno di infezione”, come ha precisato la dottoressa Laumer.

“Questo è, per quanto ne so, il primo studio pubblicato a dimostrare che un animale utilizza una pianta con proprietà biomediche note per il trattamento di una ferita” ha affermato Michael Huffman, professore in visita presso l’Istituto di Medicina Tropicale dell’Università di Nagasaki in Giappone, non coinvolto direttamente nella ricerca. Gli esempi di automedicazione negli oranghi, come già detto, sono rari ma possiamo citarne alcuni come il caso dei sei esemplari osservati nel Borneo nel 2017, intenti a strofinare le foglie masticate di un arbusto sulle gambe e sulle braccia, probabilmente per sfruttarne l’effetto antinfiammatorio e analgesico e lenire così i dolori muscolari.

“I modelli generali di applicazione sono simili, e questo è positivo per la nostra comprensione della propensione della specie per questo tipo di comportamento farmacologico“, ha detto il dottor Huffman. Un altro comportamento simile è stato osservato, ad esempio, nel Gabon dove un gruppo di scimpanzé catturava degli insetti per poi masticarli e applicarli sulle ferite, anche qui a scopo curativo.

Negli ultimi anni gli scienziati hanno dimostrato che gli oranghi sono in grado di risolvere enigmi complessi, di pianificare, prendersi in giro scherzosamente a vicenda e anche ridere, proprio come gli umani. “Ci sono così tante cose che ancora non sappiamo su queste scimmie”, ha affermato la dottoressa Laumer.

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Simpatico articolo. E per certi versi anche interessante.

Non dimentico che sia cani o gatti o altri animali si autocurano con delle erbe in base ai loro fastidi. Dunque simpatica storia ma non sopprendente.

Dritto e Rovescio, “gravissimo reato”. Del Debbio e la fucilata all'Islam

Dritto e Rovescio, “gravissimo reato”. Del Debbio e la fucilata all'Islam – Il Tempo
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Modestia, devozione, obbedienza, disponibilità sessuale. Sono questi gli obblighi per le donne islamiche riferiti dal Corano ed esposti durante la puntata del 16 maggio di Dritto e Rovescio in una grafica in sovrimpressione. Ad aprire l’argomento è il padrone di casa, Paolo Del Debbio, che da subito detta la linea del dibattito, facendo capire che in Italia non c’è spazio per questo tipo di obblighi che si vanno ad imporre alle donne: “Quando una persona costringe l'altra non si chiama fare all'amore si chiama in un altro modo. Si chiama in modi brutti, si chiama stupro, si chiama violenza sessuale, si chiama così. Siamo chiari almeno su questo, non è lecito in questo Paese, se uno vuole rispettare la legge di questo Paese, che prevale sulla legge islamica, come deve essere dappertutto, non può agire in questo modo, perché commette un gravissimo reato. Lo dico all’inizio, giusto per essere chiari, perché certe cose nel 2024 non si possono sentire”. Dopo le parole di Del Debbio prende il via il dibattito, con una domanda chiara: la cultura islamica andrebbe contenuta viste le discriminazioni sulle donne?

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Condivido non solo questo discorso, ma anche dell'altro.
Io sono per l'ospitalità di queste persone che arrivano qui per migliorare la loro vita in questa splendida nazione con una democrazia che va rispettata da tutti.
Queste loro abitudini o riti del loro paese vanno lasciate ed abbracciare dove devidono di migliorare la loro vita da persone libere è non sotto dittatura.

Invece ci sono gruppi che non intendono abbandonare le loro usanze ed in più a modo loro di farci sentire in colpa che imponiamo determinate regole che nel loro paese non esistono.

Lo stesso vale per il crocefisso nelle aule non solo delle scuole

Poi non dimentico che se un giornalista donna è invita in uno di questi paesi, la vediamo con il velo in testa, che le è imposto se vuole stare in quel paese a svolgere il suo lavoro.